La strada che non andava in nessun posto




Audiovisivo di presentazione per "Gioca l'arte" LABORATORIO DI EDUCAZIONE ALL’IMMAGINE svolto presso la Scuola Primaria "Arcobaleno della Pace", Pontedera (PI), dal 16/03/05 al 20/04/05 per Matithyah.

Una relazione didattica

Questioni di metodo
... se va bene a te allora va bene anche per me

Quando mi fu chiesto di partecipare a questa esperienza formativa fui lieto di accettare, non sapevo esattamente cosa avrei fatto, ma di una cosa ero certo: sarebbero stati i bambini ad indicarmi la strada.

Nell’eseguire il laboratorio ho quindi scelto di lasciare che i contenuti ed i linguaggi espressivi dei bambini fluissero liberamente, neppure frenati da ostacoli di tecnica realizzativa. Solo il loro normale armamentario: matite, pennarelli, forbici e colla con l’aggiunta finale di semplici pastelli a cera.

Ho solo cercato di permettere loro di riconoscere e voler rappresentare il proprio immaginario soggettivo, senza suggerimenti ma costruendo un percorso utile a metterli in contatto con una loro embrionale consapevolezza espressiva (per come essa è). Ho quindi rinunciato volutamente ad ogni manipolazione o indicazione di sostanza o di forma (con conseguente mio intervento che avrebbe trasformato il loro fare in un qualcosa altro da sé). Ho fatto in modo che loro realizzassero un’istantanea della loro attuale espressività. Vedersi e riconoscersi è l’inizio di ogni cambiamento.

così va bene? continuavano a chiedermi i bambini, ogni volta che anche solo facevano un segno sul foglio... Poi hanno smesso.


La strada che non andava in nessun posto
l’esperienza è il percorso

Quando ho cominciato non sapevo dove sarei approdato, tutto ciò che ho fatto è stato lasciare scorrere le lezioni; i bambini mi hanno guidato.

Prima lezione: io sono creativo?
E’ sempre difficile scovare in sé un processo espressivo originale, creativo. Normalmente non ci riteniamo all’altezza di averne uno, altre volte lo troviamo e ci disorienta, più spesso semplicemente non ci poniamo la questione.

La prima lezione l’abbiamo trascorsa a disegnarci ovvero a fare ciascuno il proprio autoritratto.
Siamo partiti da dei fogli bianchi e siamo approdati, non senza risa e qualche lacrima, a piccole grandi storie riassunte in segni e colori. Autoritratti comunque ben riconoscibili e ricchi di soggettività.
Ogni foglio un bambino, ogni foglio una storia.

Allora ne abbiamo parlato tutti assieme e ciascuno si è raccontato agli altri, illustrandosi tramite i dettagli del proprio auto-ritratto. Adesso sappiamo che possiamo auto-crearci.

Seconda lezione: un racconto 20 racconti
Il laboratorio prevedeva di sviluppare come tema iconografico un racconto di Gianni Rodari: "La strada che non andava in nessun posto". Lo abbiamo letto in classe.

Una storia cambia se viene letta a tanti, non è la stessa storia, ognuno la vede a modo suo.
Abbiamo sviluppato i diversi punti di vista, poi ciascuno ha disegnato il suo.

Cani, fate e castelli merlati l’hanno fatta da padroni, ma sono anche spuntati fuori conigli, lumache, razzi, supereroi, qualche batman e una motocicletta... nella storia non c’erano.

Forse cominciamo a percepire di potere anche immaginare. Abbiamo parlato anche di questo.

Terza lezione: Martino testadura, un bambino senza segreti
Il racconto di Gianni Rodari ha un protagonista, un certo Martino dalla testa dura, a tutti gli effetti un bambino.

Lo abbiamo disegnato fin nei dettagli, sappiamo come veste dal cappello alle scarpe, che hobby ha, come è fatto il suo cane, come ha fatti gli occhi, i denti e le orecchie.

Lo abbiamo trasferito dal mondo dell’immaginazione del suo autore a quello dell’immaginario di un bambino vero... Sembra che Martino tifi o juve o milan.

Dalla quarta alla sesta lezione: ma un artista produce qualcosa?
Altro sconforto da artista: ciò che ho realizzato, la mia opera, sia essa una pittura una scultura una performance o altro, ha un senso?

Sì se rappresenta la mia volontà e capacità espressiva. Agli altri, poi, potrebbe non piacere... pazienza.

Ci abbiamo messo tre lezioni per realizzare i disegni dei personaggi, raccoglierli, ritagliarli e incollarli liberamente in un unico spazio comune a tutti (un pannello di 150x150 cm.) aggiungendovi disegni di qualunque cosa volessimo e coloriture in libertà.

Alla fine, a guardarla da lontano, ne è venuta fuori una composizione incerta, incoerente, asciutta. Insomma un quadro vero di bimbi.

Ma te avvicinati.

Ci scopri omini piccoli come fagioli e ricchi come miniature, fate seriali tutte diverse, pacciughi di pastelli stesi a sei mani gioiendo all’unisono, cani parlanti, cani belanti e animali famosi, strade dritte, strade torte e strade che non portano a niente... poi ci sono i super eroi e Dida (il portiere), ma per maggiori dettagli non chiedere a me, chiedi agli autori, si sono firmati.










Nessun commento: